Il 23 aprile 1827 partì da Cagliari col Prof. Moris, visitando le montagne di Arbus, di Ales, La Giara, Santu Lussurgiu, la Planargia, Bosa, dove si trovò il 10 maggio, notando (pioggia).
Il 22 aprile 1828 partì per Castelsardo, Osilo e Ploaghe dove nel 30 salì al Nuraghe Fiorosu, e nel 1 Maggio Sa Pubulena. Seguitò il viaggio per Terralba, S. Lussurgiu, Bosa, Alghero, e fu nuovamente in Sassari il 12.
Nel mese di Maggio [1849], essendo R. Commissario feci un giro per servizio, come viene indicato qui sotto. Nel 21 Cagliari, in un giorno a Macomer, 22,23 Bosa, 24 Cuglieri, S. Lussurgiu, 25 S. Lussurgiu, Milis, 26 Milis, Cagliari.
L’8 Maggio 1853, probabilmente in compagnia del Generale Collegno, partì per S. Lussurgiu, Cuglieri, Cabras, Oristano, e il 12 arrivò a Cagliari.
Complessivamente il generale La Marmora trascorse 13 notti in Monte Urtigu di Monteferru come egli stesso ci riferisce unitamente a questo curioso episodio che mostra la popolarità del generale tra i pastori del Montiferru e che volentieri si riporta di seguito.
«... Questo punto [Monte Entu] domina molte altre cime vicine, tutte della stessa natura e della stessa forma. La sua altezza è di 1015 metri sopra il livello del mare. Da questo sito si scuopre una gran parte della costa occidentale dell’isola, dopo i promontori della Frasca, e di S. Marco, insino al Capo Caccia presso Alghero. Vale la pena di procurarsi questa vista, con un’ascensione, a dir il vero, un poco penosa, ma sempre ombreggiata, e che dura poco più d’ un’ora. Di più è una strada frequentata dai cacciatori del paese, che si portano sovente ai piedi di M. Entu e dei luoghi circostanti, facendovi partite di caccia grossa. Così un giorno che io mi trovavo appollajato sopra questo picco (avendo verso ponente un precipizio di circa cento metri ai miei piedi), occupato a prender degli angoli col mio teodolite, mi è accaduto di sentire tutt’ad un tratto un gran rumore, prodotto da voci umane, e da calpestio di molti cavalli; questo schiamazzo partiva dalla foresta che io vedeva al di sotto a volo d’uccello: subito m’intesi chiamare col mio nome; queste grida provenivano da una numerosa compagnia di cacciatori di Cuglieri, che a traverso dell’apertura della foresta m’avevano riconosciuto, perché nessun’altra persona s’avevano immaginato, sarebbe stata capace di restare appollajata per molte ore sulle punte più alte delle montagne del loro paese cogli stromenti lucicanti: essi per conseguenza mi riconobbero meno alla mia figura che dal luogo dove mi trovava, e dal mio apparecchio, invitandomi coi gesti di discendere ed unirmi con loro. Ciò feci al tramontar del sole, allorché la mia operazione fu terminata per quel giorno. Io li trovai, senza molto allontanarmi dalla mia stazione, e profittai con la loro preda, della cena e del sereno passando in mezzo ad una allegra e festosa compagnia una notte che io m’ero stabilito di passare in questa punta molto più silenziosamente colla mia guida».
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1 CD-Rom Enciclopedia Rizzoli Larousse © 1996 R.C.S. Libri & Grandi Opere S.p.a.
2 Mad. Jeannette Terse della casa Bancaria Terse; un matrimonio combinato in casa Target, posto che la banca predetta era legata alle industrie di Bougnart e Prevost e nelle quali doveva avere interessi anche Don Michele Obino. Dopo qualche anno di permanenza a Parigi, Don Agostino rientrò a Santulussurgiu con la sua sposina, che divenne amica di Alberto La Marmora che la ricordò nel suo Itinerario di Sardegna: «Nel paese si contano molte famiglie nobili: è da qualche anno che vidi una donna parigina maritata ad uno di questi signori; io la visitava tutte le volte che i miei travagli mi conducevano a S. Lussurgiu». La Marmora conobbe Donna Giovannica Obino durante le rilevazioni geodetiche che richiesero lunghe soste a Santulussurgiu, tra il 1828 e il 1832, e la visitava col nostalgico sentimento ch’egli aveva della Francia […]. In CHERCHI PABA F., Don Michele Obino e i moti antifeudali lussurgesi (1896 – 1803), Editrice Fossataro, Cagliari, 1969, p. 250 e in Nota 410.