Illustri & Benemeriti
Le striminzite note bio-bibliografiche che seguono, figuravano in una locandina ciclostilata predisposta nel 1998 dalla Biblioteca comunale "Grazia Deledda" di Santu Lussurgiu e dal Comitato cittadino, appositamente costituito, per ricordare Giovanni Corona e la sua poesia , nel primo anniversario della sua scomparsa.
Da allora è stato un susseguirsi di eventi, iniziative editoriali e occasioni d'incontro per appronfondire la figura e la poetica di Giovanni Corona; l'ultima delle quali è stata l'intitolazione delle Scalette Giovanni Corona, decisa dal Comune di Santu Lussurgiu con delibera n. 33 del 22.04.2015 perché: "... Protagonista della recente storia poetica e letteraria della Sardegna, ha incarnato le vesti del “vate” perfettamente integrato nella società, uomo comune e fuori dal comune, maestro di vita ed esempio di rettitudine, amico e compagno di generazioni di giovani. Perché le generazioni future apprezzino e conoscano la sua poetica e perché il suo ricordo resti nella memoria della comunità".
NOTE BIO-BIBLIOGRAFICHE
Giovanni Corona è nato a Santu Lussurgiu nella provincia di Oistano il 7 dicembre 1914. Insegnante elementare, si è sempre dedicato alla poesia prediligendo quella in lingua italiana. Ha pubblicato il volurne di poesie Ho sentito la voce del vento, con prefazioni di Antonio Cossu e Mario Ciusa Romagna, per le Edizioni "Il Convegno", Cagliari, 1966.
Alcune sue liriche sono incluse in varie antologie, tra le quali Poeti italiani del secondo dopoguerra, Vol. Il, con prefazione di Giorgio Kaisserlian, Editore Guido Miano, Milano, 1958, La poesia contemporanea, con prefazione di Bruno Maier e nota critica di Claudio Toscani, Editore Guido Miano, Milano, 1982 e Poeti della Sardegna, a cura di Raimondo Manelli , Edizioni Forum/Quinta Generazioni, Forlì, 1985.
E' prevista la pubblicazione di tutte le poesie di Giovanni Corona. Poesie di Giovanni Corona sono apparse su "La grotta della vipera" ,"La Nuova Sardegna", "Il poplo sardo" e altre riviste e giornali.
Si sono occupati di lui : Filippo Tommaso Marinetti, Arnaldo Beccaria, Mario Ciusa Romagna, Nicola Valle, Antonio Cossu, Giorgio KaisserIian, Claudio Toscani, Emidio De Felice, Nicola Tanda, Antonio Romagnino, Mario Apollonio, Giuseppe Pau, Renzo Cau, Salvatore Tola, Francesco Porcu e, più recentemente, Simona Cigliana che ha curato il bel volume Giovanni Corona scrittore e maestro. Nuovi studi sul poeta di Santu Lussurgiu (1914 - 1987), Carocci editore, Roma 2020.
Giovanni Corona è scomparso il 12 dicembre 1987.
(u.g.)
Antonio Cossu (1927-2003)
Nato a Santu Lussurgiu (Oristano) nel febbraio del 1927 e morto a Santu Lussurgiu il 2 luglio 2003. Laureato in Lettere all'Università Statale di Milano, con una tesi su Gabriel Mirò.
Gli anni milanesi furono importantissimi per la sua formazione culturale, sociale ed umana: scrisse recensioni di mostre su vari fogli, in particolare su "E chi non sa, su' danno", da cui prese l'avvio "La Rassegna", rivista letteraria di alto livello, per la quale più volte collaborò incitato dal professor Giannessi. Oltre alle recensioni, scrisse poesie (poi raccolte in I monti dicono di restare) e i primi racconti, A passo di carro e di cavallo e Il Vento. Dopo aver insegnato per alcuni mesi, iniziò a lavorare ad Ivrea e a Torino presso il Movimento Comunità di Adriano Olivetti.
Famiglia di Santulussurgiu. L'arciduca Carlo d'Austria concesse a Salvatore Denti il cavalierato e la nobiltà il 28 giugno 1709.
Arma. Troncato: al 1° d'azzurro, partito da un filetto di nero: a destra un cinghiale su un monte, a sinistra una palma nudrita, il tutto al naturale; al 2° d'oro con due stelle d'argento agli angoli della punta dello scudo.
Elmo. D'acciaio ornato di pennacchi e lambrecchini di vari colori.
Concessione. A Salvatore, 28 giugno 1709 (ASN, Con. Sp. 16, e. 1).
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FLORIS F. - SERRA S., Storia della nobiltà in Sardegna- Genealogia e Araldica delle famiglie nobili sarde, Ed. Della Torre, Cagliari, p. 229.
La tragedia Più che l'amore di Gabriele D'annunzio (1905)*, fu rappresentata per la prima volta a Roma nel teatrro Costanzi dalla Compagnia di Ermete Zacconi il 24 ottobre 1906(2) e il risultata fu un vero e proprio insuccesso: una tempesta di fischi, di strepiti, di invettive. La platea, nell'assistere al dramma di Corrado Brando, sentì che il personaggio feriva i suoi principi morali e insorse con urla e grida.
La diffusione sollecita del culto di S. Leonardo è prova sicura della grande attività degli Ospedalieri nell'esercizio del loro apostolato. Ma, poiché questo non poteva restringersi all'esaltazione della vita e dei miracoli del Santo, ch'era soltanto un accessorio, dobbiamo tener per fermo che le massime cure vennero dedicate, fin dalle origini della fondazione, all'assistenza degli infermi ricoverati nell'Ospedale, dedicato anch'esso, come risulta da molti documenti dell'Archivio di Stato di Cagliari e dalla tradizione, a S. Leonardo.