Illustri & Benemeriti
IL VESCOVO LUSSURGESE GIOVANNI SANNA PORCU, QUESTO ILLUSTRE SCONOSCIUTO (1529-1607)
La sua vita esemplare, il generoso apostolato nella diocesi di Ampurias e Civita dove provvide all'edificazione della cattedrale di Castel Aragonese, oggi Castelsardo (SS), le opere pubbliche e artistiche realizzate in Sardegna col suo determinante contributo, la fondazione delle case del noviziato gesuitico di Cagliari e Sassari, i ricchi arredi sacri donati alla parrocchiale di Santu Lussurgiu sono opere tutte acclarate dalla storia. Ma ancora più importanti sono le sue missioni diplomatiche condotte ad Algeri durante i pontificati di Gregorio XIII e Sisto V con l'Archiconfraternita del Gonfalone, che consentirono a centinaia di schiavi cristiani in mano dei turchi di rientrare in patria, e tra questi numerosi sardi riscattati a sue spese,
Opere e circostanze che, per la straordinarietà e drammaticità del contesto storico nel quale si svolsero, potrebbero aiutarci a capire meglio il nostro presente, fornendoci utili chiavi interpretative indispensabili per comprendere i conflitti in atto tra Oriente e Occidente, tra cristiani e musulmani, tra estremismo islamico e imperialismo.
In tali contesti, pressoché analoghi alle barbarie dei nostri tempi, mons. Giovanni Sanna - Porcu fu vero maestro di buon senso e di altissima e raffinata diplomazia. È per questo che la Sardegna ha un grande debito di riconoscenza nei suoi confronti e il sacrosanto dovere di recuperare la memoria storica di uno dei suoi figli migliori e l'Italia e l'Occidente il suo insegnamento prezioso.
A questo proposito, in tempi più vicini a noi (1999), con un contributo della Regione Autonoma della Sardegna, la Pro Loco di Santu Lussurgiu organizzò un primo Convegno di studi. A tale iniziativa avrebbero dovuto seguire altre occasioni d'incontro e approfondimento, ma purtroppo non è andata secondo gli auspici. O meglio, non come lo spessore e l'importanza del personaggio avrebbero richiesto.
Su impulso di quel convegno, comunque, nel 2005 l'Amministrazione comunale di Santu Lussurgiu si fece carico di dare alle stampe la monografia dal titolo Santu Lussurgiu. Dalle origini alla Grande Guerra; nel primo dei due volumi curati da Giampaolo Mele, il francescano. Umberto Zucca (che nel convegno del 1999 fu uno dei relatori), pubblicò il capitolo riguardante Il lussurgese Giovanni Sanna Porcu (1529 - 1607) promotore di cultura, redentore di schiavi e vescovo. A distanza di dieci anni dalla pubblicazione, la stessa Amministrazione, allo scadere del proprio mandato, con delibera n. 33 del 22 aprile 2015, ritenne opportuno intitolare la piazza principale di Santu Lussurgiu (l'attuale piazza Mercato) all'illustre e benemerito concittadino. Pregevole iniziativa che però attende ancora la conseguente inaugurazione ufficiale.
Il testimone della staffetta storica per sottrarre all'oblio la mirabile figura e l'opera del vescovo lussurgese Giovanni Sanna - Porcu, è ora passato all'Archeoclub d'Italia onlus della Regione Sardegna la quale, attraverso la propria sede locale e in stretta intesa con l''Amministrazione comunale di Santu Lussurgiu, ha predisposto un organico progetto di ricerca e studio pluriennale del grande prelato che vede coinvolte le Diocesi sarde, le Università di Cagliari e Sassari e le numerose città e Comuni della Sardegna dove il Vescovo Sanna visse e operò più efficacemente.
Il progetto prevede infatti un nutrito calendario di iniziative ed eventi che saranno propedeutici alle Celebrazioni del V Centenario della nascita di Felice Peretti Montalto / Sisto V (1521 - 1590), che si svolgeranno in varie Regioni italiane e straniere il prossimo 2021, alle quali la Sardegna sarà chiamata a partecipare nel nome e in memoria di Mon. Giovanni Sanna-Porcu, che Sisto V elevò alla cattedra episcopale di Ampurias e Civita e ne fece suo uomo di fiducia nella politica estera mediorientale della Chiesa di Roma.
Umberto Guerra
Genoves
Famiglia cagliaritana originaria di Trapani le cui notizie risalgono al secolo XVII. I Genoves erano commercianti, un Antonio, nella seconda metà del secolo, figura tra i più abili uomini d'affari della città ed accumulò un ingentissimo patrimonio.
Nobiliari
Nel 1677 acquistò dai Vivaldi la tonnara di Portoscuso ed ebbe il cavalierato ereditario, nel 1680 la nobiltà.
Nel 1688 suo figlio Antonio fu ammesso allo stamento militare durante il parlamento Monteleone.
Nel 1700 questo Antonio ebbe il marchesato della Guardia e nel 1706 acquistò dai Brunengo le contee di Cuglieri e Scano Montiferro. Durante le guerre di successione fece parte del partito filo-asburgico. Suo figlio Bernardino nel 1736 ebbe in feudo l'isola di S. Pietro con l'obbligo di colonizzarla e il titolo di duca; nel 1745 i titoli di marchese di Villahermosa e S. Croce sui salti spopolati di Curcuris e Pompongias. Alla sua morte i feudi furono confiscati per debiti ma suo figlio Alberto, nel 1769 riuscì a recuperarli.
Lo stesso nel 1804 donò i titoli di Villahermosa e S. Croce a Stefano Manca e con lui si estinsero i Genoves.
Arma. Troncato: al 1° d'argento alla croce di rosso; al 2° di rosso al grifone passante d'oro. Elmo. D'acciaio con pennacchi e lambrecchini di vari colori.
Concessione. Ad Antonio, 2 agosto 1677 (A.S.C., H. 44, e. 32).
Figura. Cagliari, Chiesa del Sepolcro: prima cappella a destra della porta principale (lo stemma è scolpito sulla lastra di marmo di una tomba terragna); Cagliari, Chiesa della Vergine di Lluc: cappella a sinistra dedicata alla Madonna di Trapani (due stemmi in marmo ai lati dell'altare: la famiglia era originaria di Trapani); Pula, Parrocchiale: sarcofago di Donna (Maria) Agostina De Roma, prima moglie di Don Bernardino Genoves e Cervellon Duca di S. Pietro, morta il 5 agosto 1759 (vi sono scolpiti in marmo intarsiato lo stemma Genoves e Cervellon e lo stemma De Roma sormontati dalla corona ducale: proviene dalla Chiesa di S. Francesco di Stampace di Cagliari. Cfr. G. Spano, Guida di Cagliari, p. 181).
Abbiamo sentito il dovere di ricordare su questo vecchio Bollettino, la nobile figura del Dott. DEODATO MELONI, o più semplicemente di DON DEODATO, come veniva chiamato dai Lussurgesi e dagli amici, per i suoi meriti e per le sue virtù ed anche per la sua bonaria e sorridente affabilità, paterna e incoraggiante con tutti.
Il Dott. DEODATO MELONI è stato un eminente zootecnico ben conosciuto non solo in Sardegna, ma anche nel Continente. La sua passione e competenza era specialmente rivolta alla ippicoltura, alla quale diede un notevole e apprezzato contributo. Uomo di grande cuore è stato sempre un benefattore in vita e alla sua morte ha fatto un lascito per la istituzione a Santulussurgiu di una Azienda-Scuola di agricoltura che porterà il Suo nome. Il N.H. DEODATO MELONI è nato a Santulussurgiu l'8 Settembre 1877. Dopo la frequenza delle Scuole primarie e secondarie si iscrisse alla Scuola Superiore di Agricoltura di Portici che frequentò per due anni e quindi passò a quella di Pisa dove conseguì la laurea in Scienze Agrarie nel 1900. Non appena laureato, data la sua innata passione e competenza per la ippicoltura, venne nominato nel 1903 Direttore della Stazione Ippica di Santu Lussurgiu e tenne tale incarico fino al 1910. Dopo tale data lasciò la Direzione della Stazione per dedicarsi completamente alla propria azienda agraria e zootecnica, ma per molti anni fu sempre Direttore supplente, volontario e a titolo gratuito, della stessa Stazione, in assenza dei diversi Direttori titolari che gli succedettero.
Dal 1905 al 1930, escluso l'intervallo della grande guerra, è stato Membro e poi Presidente della Commissione per l'approvazione degli stalloni privati.
Dal 1913 al 1916 è stato Membro del Consiglio di Amministrazione della Cassa Ademprivile di Credito Agrario della provincia di Cagliari. Dal 1923 al 1939 è stato Commissario per la Sardegna e poi Ispettore della Società per il Cavallo Italiano da Sella (ora Federazione Nazionale per gli Sports Equestri). Dal 1924 al 1932 è stato Rappresentante del Ministero dell'Agricoltura nel Collegio dei Sindaci del Deposito Cavalli Stalloni per la Sardegna, e dal 1933 al 1938 è stato Vice Presidente del Consiglio di Amministrazione dello stesso Deposito. Dal 1924 al 1928 è stato Rappresentante del Ministero dell'Agricoltura nel Consiglio di Amministrazione del Consorzio per l'Istituto Zootecnico Sardo e nella Commissione di Vigilanza prima e poi nel Consiglio di Amministrazione della Cattedra Ambulante di Agricoltura di Cagliari.
Dal 1925 al 1931 è stato Membro della Commissione per la rassegna delle Stazioni ippiche selezionate e per l'acquisto di cavalli stalloni per lo Stato.
Nel 1932 fu nominato dal Ministero Presidente della stessa Commissione e nel 1933 Presidente del Comitato per i Concorsi per la produzione cavallina con prove funzionali.
Dal 1927 al 1937 fece parte della Commissione approvazione tori e della Sezione Agricola-Forestale del Consiglio dell'Economia di Cagliari. Fece pure parte della Commissione per l'acquisto di bovini in Svizzera nel 1026 e per l'acquisto di cavalli in Ungheria nel 1935.
Dal 1929 al 1939 fece parte del Consiglio Superiore Nazionale Zootecnico, in rappresentanza della Sardegna, e dal 1932 al 1935 fece parte del Consiglio Direttivo dell'U.N.I.R.E. (Unione Nazionale Incremento Razze Equine). Nel 1933 fu nominato Rappresentante degli allevatori sardi in seno al Comitato centrale dell'Associazione Nazionale Allevatori del Bestiame bovino e per l'iscrizione dei soggetti nell'istituendo Libro Genealogico. Nel 1941 fu nominato dal Settore della Zootecnia della Federazione Nazionale dei Consorzi Provinciali tra i produttori dell'agricoltura, proprio rappresentante, con la carica di Vice Presidente, in seno alla Commissione circoscrizionale del Deposito di Ozieri per l'esame dei cavalli e asini stalloni privati.
Il Dott. MELONI non lasciò molti scritti. Di lui ricordiamo uno studio molto interessante: Indirizzo ippico in Sardegna, 1874 - 1936, Tipogr. Pascuttini - Oristano, 1936, con 51 pagine di testo; un prospetto delle Stazioni ippiche selezionate; cinque elenchi: 1°) elenco dei soggetti che nelle locali competizioni più si distinsero ed acquistarono popolarità e fama fino al 1906; 2°) elenco dei numerosissimi soggetti premiati nella riuscitissima Mostra di Macomer del 1909; 3°) elenco degli stalloni funzionanti nei depositi dal 1874 al 1936 e degli stalloni assegnati alle Stazioni selezionate per la campagna del 1936; 4°) elenco dei soggetti che maggiormente si distinsero, nell'Isola e fuori, nelle diverse manifestazioni e competizioni sportive, nel ventennio precedente al 1936; 5°) elenco dei vincitori dei due più importanti premi - il Derby e il Premio Reale - disputati annualmente negli ippodromi sardi dal 1921 al 1936.
Lo studio del Dott. MELONI fu recensito dal Prof. FRANCESCO PASSINO nella Relazione sull'ippicoltura del Luglio 1936, che è stata pubblicata in parte nel numero di Luglio 1949 di questo Bollettino.
Ecco come si esprimeva allora il Prof. PASSINO: «L'egregio Dott. DEODATO MELONI, che, oltre ad essere tecnico, è agricoltore nato e ippicoltore competente ed appassionato, ha avuto l'idea magnifica e lodevolissima di raccogliere in un recente ed esauriente studio, oltre a tante interessanti notizie, anche la genealogia dei cavalli e delle cavalle che nell'ultimo sessantennio più si distinsero nelle varie competizioni e che tuttora si ricordano per notoria fama. L'attenta lettura dello studio del Meloni, che elimina una grave lacuna, mi ha indotto a fissare l'attenzione nelle fedeli genealogie dei campioni elencati, in quanto giudico possibile ritrovare in esse l'azione importante esplicata da taluni stalloni che meritano l'appellativo di grandi razzatori».
A ricordo delle benemerenze del Dott. DEODATO MELONI nel campo della ippicoltura, è stato intitolato al Suo nome l'ippodromo di Chilivani, dove annualmente si svolgono le più importanti competizioni ippiche della Sardegna. RED.
(*) In: « L'Agricoltura Sarda. Bollettino», Anno XXXIV, n. 10, Ottobre 1957, pp. 307-309
Famoso capo dei sardi pelliti (1), rinomato nella storia per il suo odio contro i romani e per il suo coraggio.
Abbenchè Livio, inteso solamente a raccontare i grandi fatti della Repubblica Romana, abbia parlato appena delle azioni di Amsicora, pure dal poco che ne lasciò scritto appare che il suo amore per la libertà, e gli sforzi da lui fatti per ridonarla alla sua patria, gli meritarono giustamente il nome di eroe.
Amsicora, feroce per indole, fatto più feroce dalla vita selvaggia negli aspri monti e nelle inacesse foreste, è insofferente del giogo e della superbia romana. Un’occasione egli aspetta di scuoter l’uno e di abbassar l’altra; e questa gli si appresenta.
Era l’anno 557 di Roma: la repubblica grondava ancora di sangue per le ferite di Canne. Poche soldatesche in Sardegna stanziavano: A. Cornelio Mammula pretore dell’Isola a Q. Muzio Scevola, imperito delle sarde cose, cedeva il comando; inacerbiti erano gli animi dei sardi dal tirannico e lungo dominio, dalla gravezza dei tributi.
Il momento di rompere le detestate catene era giunto; mancava soltanto chi lo accennasse. Amsicora grida il nome di libertà, e gl’indomiti pelliti Sardi il nome di libertà ripetono ferocemente.
Cartagine, sollecitata dai messi della Sardegna, ascolta con gioia i primi moti della ribellione, e Asdrubale invia supremo duce di poderosa flotta per aitare d’arme e di armati i prodi pelliti.
Ma fortuna di mare spinge alle isole Baleari le amiche navi, nè ancora vedono i sardi lidi, che Q. Manlio Torquato arriva a Cagliari, e unisce le sue alle genti di Q. Muzio.
Ventiduemila fanti, mille dugento cavalli sono l’esercito romano. Gli sta incontro l’oste sarda comandata da Josto figliuolo di Amsicora. Ardimentoso per gioventù, impaziente di ritardi, Josto non rammenta più i consigli paterni, nè aspetta che Amsicora ritorni con altre genti a rinforzare il campo.
Offre la battaglia e cimenta le sorti: ma sconfitto dai romani, lascia sull’insanguinato terreno tremila uccisi e ottocento prigioni, e si ritira col rimanente dell’esercito alla città di Cornus2.
Arriva intanto la flotta cartaginese, e Amsicora unisce all’esercito alleato le sue genti. Altra lotta si apparecchia più memorabile e più crudele. Il prode pellita spinge audacemente contro Manlio tutto il nerbo dee sue truppe: il console romano gli va incontro, e li due eserciti si affrontano insieme. Memoria delle antiche vittorie, disciplina, coraggio anima le romane schiere: odio, vendetta, amore di libertà infiamma i Sardi alla pugna.
Per quattr’ore si combatte con vario evento, pende per quattr’ore incerta la vittoria. Prevalse finalmente la fortuna romana: cartaginesi e sardi sono rotti e fugati: la battaglia diventa strage. Nel folto della mischia cade Josto che primo tra i valorosi disperatamente combatte3: periscono con lui dodicimila tra sardi e cartaginesi; e ventisette vessilli, e meglio di tremila prigioni (fra i quali Asdrubale, Annone e Magone) caduti in potere del nemico fanno memorabile de' romani la vittoria.
Amsicora con pochi cavalli scampato alla strage, corre incerto per tutto il giorno che ancora rimane; e forse nell’indomabile mente volge pensieri di nuova e feroce guerra. Ma poichè uno de' suoi fidi pelliti gli apporta il triste annunzio della morte di Josto, non vuol sopravvivere al figlio nè alla libertà perduta: aspetta il silenzio della notte e colle sue mani si uccide.
NOTE
* Testo e note tratti da: Pasquale Tola, Dizionario Biografico degli Uomini Illustri di Sardegna, Vol. I, Ilisso Edizioni, Nuoro, 2001
1 Sardi Pelliti abitavano le regioni montuose della Sardegna. Furono così chiamati dalle pellicce colle quali si coprivano per difendersi dal freddo e dalle intemperie delle stagioni. Ne parla Cicerone nei frammenti dell’orazione pro Scauro: Cluverio nella Sard. Ant. 487, a Antonino nell’Itinerario p. 78. Gli attuali abitanti delle campagne di Cuglieri sono vestiti alla foggia dei sardi pelliti.
2 Capitale dei sardi pelliti. Tolommeo nel suo Itinerario la colloca tra le città meridionali della Sardegna. Il Fara nella Corografia (lib. II fol. 71) pensa che fosse situata nella regione oggi chiamata di Montiverro. Le scoperte posteriori hanno confermato le conghietture del Fara; ed è ormai ricevuta dagli archeologi sardi come più probabile l’opinione, che l’antica Cornus stesse nella parte dell’Isola oggi appellata Pittinuri. Alcuni commentatori di Livio al lib. XXIII, cap. 40, scrissero: Cornus, caput regionis pellitorum Sardorum, hodie Corneto, haud procul a mari ad Termum flumen. Ma il Corneto dei commentatori di Livio non esiste in Sardegna. Il Mimaut (Hist. De Sard., tom II, pag. 365) crede che l’antica Cornus esistesse dove sta oggi il villaggio di Padria.
3 Silio Italico racconta che il colpo che atterrò Josto partì dalla mano di Ennio, il quale militava come centurione nelle file romane (De secun. Bell. Pun., lib. XII, 342-419)
(ved. Livio lib. XXIII cap. 21, 30, 32, 34, 40, 41. - Floro lib. II cap. 6. - Silio Italico de secundo bello Pun. Lib. XII - Manno Stor. Di Sard. tom. I pag. 95 fino a 107. - Mimaut Hist. De Sard. tom I pag. 33, 34, 35, e tom. II pag. 365).
Discorso detto in Ascoli Piceno nel giorno IX agosto MDCCCLXIII dal Professore cav. Niccolò Meloni per l'apertura della scuola ambulante di agricoltura della Provincia
Tout fleurit un état
Où fleurit l'agriculture.
SULLY
Le cattedre ambulanti, come mezzo economico, facile e pronto di spezzare il pane della scienza ai contadini, fanno ogni dì un passo nella nostra cara Italia. Il Congresso Agrario di Modena, e con maggior energia quello di Cremona, proclamarono altamente l’eccellenza di questo mezzo d’istruzione, e vedrete, Lettori, che fra non molto i Consigli Comunali e Provinciali allogheranno ogni anno nei bilanci una somma di qualche importanza pella istruzione dei contadini, e quando non potranno avere la cattedra ambulante perenne procureranno almanco di averne una temporaria e tutte, giova sperarlo, soffriranno il bramato effetto.
Intanto quella d’ Ascoli va molto bene, e gli è ad onore di essa e degli Ascolani che vogliamo qui riprodotto il discorso inaugurale del nostro allievo caval. Meloni, facendovi precedere le parole che quella onorevole Deputazione Provinciale volle anteporvi, e rimpiazzando con altrettanti puntini presso che tutto quello che a noi si riferisce.